Ol Lüf – Lupo in Dialetto Bergamasco
Cerchiamo oggi di scoprire le locuzioni che riguardano un animale che, suo malgrado, si porta appresso una fama poco esaltante. Si tratta del “Lüf” (il lupo). Anche se queste locuzioni sono ormai poco usate, si sappia che la famiglia del “Lüf” è composta, dalla moglie “lüa” e i figli “lüatì”.
Come per tutti gli animali, la priorità è quella di procurarsi il cibo, e allora troviamo il detto “la fàm la cassa ‘l lüf fò de la tana” (la fame caccia il lupo fuori dalla tana). Il lupo è predatore e lo sanno bene le pecore che tirano uno respiro di sollievo di fronte al detto: “la mòrt del lüf l’è la salute di pegre” (la morte del lupo è la salute delle pecore).
Il lupo lo troviamo anche in molti riferimenti a comportamenti della vita quotidiana. Eccone alcuni:“’ndà a scónd i sólcc in de la tana del lüf” (andare a nascondere i propri soldi nella tana del lupo): si rischia di non tornare indietro e, soprattutto, di perdere i propri averi. Per imparare poi le belle maniere, è meglio scegliersi un’altra compagnia, perché “chi stà col lüf l’impara a ürlà” (chi sta con il lupo impara ad ululare), ma nello stesso tempo si intende anche imparare la furbizia.
Per voler mandare qualcuno a quel paese, o se preferite a farsi friggere, si dice “và a móls ol lüf” (vai a mungere il lupo). Chi abita invece “a cà del luf” (a casa del lupo) significa abitare in un posto fuori mano, un posto solitario e selvaggio. Se poi uno ha “öna fàm de lüf” (avere una fame da lupo) significa avere una gran fame.
Per concludere ricordo i soprannomi assegnati, dalla tradizione, agli abitanti di alcuni paesi bergamaschi e che richiamano “ol lüf”. Gli abitanti di Gorno “i lüf de Gorèn”, in Valle di Scalve troviamo “i lüf de Ilminùr”, in Val Brembana: “i lüf de Brembilla”, mentre alla bassa troviamo “i cópa lüf de Morèngh”.
Giulià Todeschì