Il Raviolo Nostrano di Covo
La tradizione dei ravioli nostrani a Covo, in occasione della Sagra la seconda domenica del mese di Ottobre, risale alla fine dell’800 e ai primi del ’900. Con colossali mangiate di ravioli, infatti, il mondo contadino festeggiava la fine dell’annata agraria nei campi prima del riposo della fredda stagione. La festa e la sagra del raviolo duravano diversi giorni: a turno ne mangiavano le diverse categorie professionali.
Così i ravioli il lunedì spettavano ai contadini, il martedì facevano bisboccia i commercianti e via dicendo, secondo una tradizione riportata oralmente tra le varie generazioni. Dal 1984 la Sagra del Raviolo Nostrano è tornata in auge grazie ai soci della «Cooperativa XXV Aprile», che si mettono al lavoro per preparare i golosi ravioli nostrani. La sagra del raviolo a Covo si svolge nel salone della cooperativa, dietro il monumento ai Caduti. Altro importante appuntamento per gustare il raviolo nostrano è la tradizionale “Festa dell’Oratorio” che si svolge a Covo, dall’inizio degli anni ’80 con diverse varianti, presso l’Oratorio S. Tarcisio, nei fine settimana dell’ultima settimana di Agosto e delle prime due di Settembre. Il raviolo nostrano è inoltre il re della cucina di tutte le manifestazioni e rinfreschi che si organizzano in paese in occasione di eventi o ricorrenze particolari.
La Sagra del Raviolo Nostrano di Covo, ha ridato vita a una tradizione di sicure origini contadine, ma difficilmente databile, forse fine ottocento/ inizio novecento. La Sagra del Paese è la seconda domenica di Ottobre e sicuramente questa data è dovuta alla voglia di festeggiare la fine delle interminabili giornate di lavoro nella campagna, regolate dalla luce del sole, orario: dall’alba al tramonto.
La sagra ha avuto il suo periodo di maggiore partecipazione negli anni dell’immediato dopoguerra e del boom economico, dove quasi tutti andavano per trattorie, a gustare i ravioli e gli arrosti. E di trattorie ce n’erano diverse, più di dieci, per un paese di 2000 abitanti. Tra le curiosità c’è sicuramente la tradizione che voleva alcuni giorni riservati a specifiche professioni e attività per esempio il lunedì era giorno riservato ai contadini,il martedì ai commercianti, e comprendevano anche maniscalchi, fabbri e altri artigiani. E così andava e funzionava la festa, per una settimana coinvolgeva tutte le professioni del tempo. Questo almeno è quello che si racconta, non è dato, per ora di trovare testimonianza scritta. Cosi come non si trova scritta la ricetta per la preparazione del ripieno e della sottile sfoglia di pasta per la preparazione dei ravioli. Le donne si sono tramandate le precise quantità e rapporto di combinazione tra gli ingredienti.
Negli anni 80 un gruppo di volontari nei locali della Cooperativa 25 aprile ha ridato vita alla tradizione e dai circa tremila ravioli della prima edizione siamo ai quasi cinquantamila di questa trentaduesima sagra. Le donne si sono tramandate le precise quantità e rapporto di combinazione di carni bovine e suine, cosi come di prosciutti e mortadella, tutti rigorosamente di prima scelta, grana stagionato al punto giusto, spezie distribuite da mani esperte, più precise della bilancia di un farmacista.
Ogni anno il rito si rinnova e dagli enormi i pentoloni esce un ripieno delicato, ma dal sapore preciso, e dall’impastatrice e dalla sfogliatrice esce una pasta fine con tanti tuorli d’uova per ogni chilo di farina, e poi sono le mani esperte e precise che riempiono gli stampi da tre dozzine, per ultimo il ritaglio sempre manuale di uno per uno dei ravioli e tutto è pronto!
Per informazioni 0363.93.644 – 333.52.92.989.
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