Fastöde – Fastidio in dialetto Bergamasco
Chi di voi non ha avuto qualche problema per il lavoro, per la famiglia o comunque non ha incontrato qualche problema nel proprio cammino di vita? Nel dialetto bergamasco più sano, i problemi vengono definiti “fastöde”, sinonimo di grattacapo, ma anche fastidio. “Iga di fastöde chi ta töl ol sògn”, “iga di fastöde dè ligàs fò ol có” (avere dei problemi che ti tolgono il sonno, o avere dei problemi da fasciarsi la testa), sono cose serie e pesanti che “s’gà ‘ngüra a negü” (che non si augurano a nessuno).
Chi non ha problemi e vuole complicarsi la vita si dice che “’l và a sircà i fastöde col lanternì” (va a cercare i problemi con il lanternino) o “al sìrca di fastöde fò del lècc” (cerca dei problemi fuori dal letto). In famiglia invece c’è il problema dei figli e del loro crescere: “I s-cècc quando i è pisègn ì è fastöde pìcoi; quando i è gràncc, i è fastöde gràncc” ( i figli piccoli sono problemi piccoli, quelli grandi sono problemi grandi).
“Es in fastöde”, invece, significa essere a disagio in qualche situazione particolare per esempio: “só in fastöde a dighèl” (sono in difficoltà a dirlo) oppure “só in fastöde, só mìa come fà” (sono in difficoltà, non so come fare). “Egnì fastöde”, significa avere un mancamento, uno svenimento. Per finire citerò coloro che si creano problemi inutili, o che si sobbarcano quelli degli altri, cioè quelli che “i sa ciàpa di fastöde dé Martì Pécio” (si prendono le brighe di Martin Pecio).
Giulià Todeschì
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