Alura… Allora in dialetto Bergamasco
Anche non conoscendo il dialetto credo che chiunque nostro interlocutore capisca il senso dell’avverbio “alura” o “gliura” (allora). Infatti questo termine viene usato molto frequentemente, anche se, a secondo dei contesti, assume significati e sfumature un po’ diverse.
“Alura, come m’vai?” (allora come andiamo?)
nel senso di saluto che racchiude anche una curiosità sullo stato di salute o delle cose,
“alura, gh’èl vergòta dè nòf ?” (allora c’è qualcosa di nuovo ?).
Usato spesso in senso di rassegnazione
“alura l’è pròpe inotèl..”, alura ‘l gh’è pròpe piö negota dè fà…” (allora è proprio inutile, allora non c’è più niente da fare…).
Ma un altro uso dell’avverbio, è quello di carattere perentorio, di richiamo di fronte ad un comportamento scorretto o ad una certa indolenza nel lavoro.
Nel primo caso troviamo che, in corrispondenza di uno sguardo severo verso l’interlocutore, viene detto semplicemente “Aluraaa?”, con l’intonazione dell’ultima a prolungata verso l’acuto, come a richiedere in modo imperativo spiegazione di quanto successo o come invito a non andare oltre, a non esagerare.
Di fronte all’indolenza invece troviamo:
“alura?, ‘n vai o ‘n vegnèi?, sa moèt fò?” (allora, andiamo o veniamo? Ti spicci?).
Per concludere ricordo anche che un altro modo di dire per uscire da una faccenda, o per il non esserci più tempo si diceva: “Alura ciao!”.
Dirò così anch’io, concludendo l’anno con questa rubrica.
Articolo di Giulià Todeschì