Pio II, nato Enea Silvio Piccolomini (Corsignano, 24 agosto 1405 – Ancona, 14 agosto 1464), fu il 210º papa dellaChiesa cattolica dal 1458 alla morte.
In realtà Pio, se guardato come uomo e non solamente come personaggio storico, è uno dei più interessanti successori di Pietro. Ebbe una natura vitale, sincera, e amorevole, franca e ingenua anche nelle sue aberrazioni e difetti. I fallimenti degli altri Papi sono stati spesso quelli del sacerdote. Con lui si ebbero gli errori dell’avventuriero, del diplomatico, dell’uomo di lettere e del piacere. Il tratto principale del carattere di Pio fu la sua estrema impressionabilità.
Camaleontico, assumeva il colore delle circostanze che gli stavano attorno, e poté sempre diventare ciò che queste circostanze gli richiedevano di essere. Quindi, quando le sue prospettive si allargarono e le responsabilità si fecero più profonde, anche il suo carattere si ampliò e approfondì. Mentre competeva con ogni altro uomo in industriosità, prudenza, saggezza e coraggio, eccelse nella semplicità dei gusti, nella costanza degli affetti, nella gentile allegria, nella magnanimità e nella pietà.
Come capo della Chiesa fu abile e sagace, e mostrò di comprendere le condizioni alle quali poteva essere mantenuto il suo monopolio del potere spirituale; le sue idee erano lungimiranti e liberali; e si fece influenzare poco dai fini personali. Pio è interessante in particolare come il tipo di studioso e pubblicista che si fa strada per la sua forza intellettuale, facendo intravedere quell’età di là da venire in cui la penna deve essere più forte della spada; e non di meno come la figura in cui, più che in ogni altra, lo spirito medioevale e quello moderno si incontrano e fondono, e dove il secondo prende definitivamente il sopravvento sul primo.
Pio fu un autore versatile e prolifico: la sua opera più importante sono i Commentari del suo tempo, la cui stesura iniziò dopo l’elezione del 1458 e proseguì sino alla morte; pubblicati nel 1584 (oltre un secolo dopo), essi furono attribuiti a tal Gobelinus (ossia Giovanni Gobelino, un parente tedesco dei Piccolomini), che ne fu in realtà soltanto il copista. L’edizione fu curata dall’arcivescovo di Siena Francesco Bandini (1529-1588), che alterò pesantemente l’opera, mutilandola dei passi più scabrosi e scandalosi e modificandone lo stile.
Numerosi passaggi soppressi all’epoca della pubblicazione sono stati pubblicati nella Transazione dell’Accademia Nazionale dei Lincei da Signor Cugnoni, assieme ad altre opere inedite. I Commentari di Pio sono una lettura di notevole valore storico. “Pio II” – dice Creighton – “è il primo scrittore che tentò di rappresentare il presente come sarebbe apparso ai posteri, che applicò coscientemente una concezione scientifica della storia alla spiegazione e all’organizzazione degli eventi”. Le sueEpistole, che egli stesso raccolse, sono anch’esse un importante fonte di informazioni storiche. I più preziosi di questi scritti storici minori sono le sue storie della Boemia (Historia Bohemica) e dell’imperatore Federico III, quest’ultima parzialmente autobiografica.
Abbozzò dei trattati biografici su Europa ed Asia, e nella prima parte della sua vita produsse numerosi trattati sulle controversie politiche e teologiche dei suoi tempi, così come su soggetti estetici. Pio fu molto ammirato come poeta dai suoi contemporanei, ma la sua reputazione nelle “belle lettere” è dovuta principalmente all’Eurialo e Lucrezia, che viene letto ancor oggi, in parte per la sua fedeltà e in parte per il fatto singolare di essere un racconto erotico scritto da un scrittore che anni dopo diventerà Papa (infatti si ritratterà di questi scritti, dicendo: “Dimenticate Enea, accogliete Pio”). Pio compose inoltre alcune commedie, delle quali solo una è giunta ai giorni nostri. Tutte queste opere sono in latino.
Pio non fu uno studioso eminente: il suo latino è spesso scorretto, e conosceva poco il greco; ma i suoi scritti hanno un’alta qualità letteraria e verranno sempre premiati come riproduzioni vivide ed accurate dello spirito di un’epoca notevole. Rimane celeberrimo il suo detto sul malcostume della raccomandazione: «Quand’ero solo Enea / nessun mi conoscea / Ora che son Pio / tutti mi chiaman zio». Pio ispirò la struttura urbanistica, forse la prima pianificazione urbana di sempre, della sua splendida città che oggi porta il suo nome: Pienza (in Provincia di Siena). Nella sua produzione storico-letteraria spicca anche un volumetto su usi e costumi della Germania, che intitolasi appunto Germania ovvero De situ, ritu, moribus et conditione Germaniae descriptio. È molto importante poiché qui si possono rintracciare le radici del Luteranesimo, le basi del malcontento dei tedeschi contro Roma.